Sono rimaste celebri le parole dell’esponente del World Gold Council Ajay Mitra il quale, a proposito dell’importanza del mercato indiano nello scenario globale di domanda/offerta del metallo prezioso – perciò, nella determinazione del suo valore – in un’intervista sintetizzò il tutto affermando: “If India sneezes, the gold industry catch a cold” (“Se l’India starnutisce, l’industria dell’oro si busca un bel raffreddore”).

QUANDO L’AMORE VALE UN TES(ORO)

L’India, del resto, è uno dei paesi al mondo più importanti per quanto riguarda il possesso privato d’oro: si stima infatti che tra gli oltre 1,25 miliardi di abitanti siano distribuite circa 20 mila tonnellate di metallo prezioso, pari ad almeno il 12% dell’oro finora estratto in tutto il mondo. Un mercato complesso, tuttavia, quello dell’oro in India, caratterizzato da canali ufficiali (affetti, ovviamente, dai dazi statali) e “sotterranei”, ma nel quale un ruolo base – sia nel presente che, soprattutto, in prospettiva futura – lo giocano l’età media della popolazione e una tradizione secolare ancora viva nel paese. E’ uso, infatti, che la donna che si sposa porti in dote al marito una cospicua quantità di metallo prezioso, mediamente dai 200 grammi in su. Se teniamo conto che, all’inizio di quest’anno, era stimata in circa il 50% la popolazione indiana sotto i 25 anni – e che, in prospettiva, le statistiche prevedono una crescita dei matrimoni dai 6-8 milioni l’anno attuali a 14-15 milioni – ben si comprende quale sarà in futuro l’impatto della domanda indiana sul mercato globale del metallo prezioso.

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