Il portale specializzato “GoldEagle” ha rilanciato il 18 aprile scorso un ampio report curato dalla società SRSrocco (leggi qui il testo originale) per dare risposta ad una serie di interrogativi che gli investitori in metallo prezioso spesso si pongono, ad iniziare da quale sia il quantitativo reale d’oro esistente e disponibile sul pianeta. Una domanda non da poco se si considera che, da millenni, il metallo prezioso è considerato non solo riserva di valore, ma denaro vero e proprio, senza contare le sue caratteristiche fisiche di incorruttibilità e frazionabilità.
Va detto che alcune di quelle che vengono etichettate come “teorie cospirazioniste“ su oro e dintorni non sono tali, bensì corrispondono a fatti reali e provati. Parte degli analisti suggeriscono ad esempio, nemmeno velatamente, che sarebbero soprattutto la FED e altre banche centrali a determinare il corso della quotazione del metallo prezioso. Se si prescinde da altri meccanismi di manipolazione, il report evidenzia piuttosto una correlazione diretta tra fixing e costi di produzione mostrando, ad esempio, come Barrick e Newmont - le due principali compagnie estrattive a livello globale - nel 2000 dichiarassero costi di 243 dollari per oncia, un'oncia che veniva trattata poi sul mercato ad un prezzo medio di 279 dollari lasciando alle due major un margine del 13%. Nel 2012, anno del picco storico nella quotazione del metallo prezioso, i costi di produzione di un'oncia erano schizzati a 1.386 dollari a fronte di un fixing di 1.669 dollari (margine, 17%). Nel 2015, a fronte di un prezzo medio dell'oro di 1.160 euro per oncia, i costi sono stati contenuti attorno ad un valore di 1.116 dollari, riducendo il margine per le compagnie ad appena il 3,8%.
L'influenza e il ruolo delle grandi compagnie minerarie sulla formazione del prezzo finale del metallo prezioso vengono ulteriormente analizzati, il 28 aprile, da un secondo approfondimento curato sempre da SRSrocco e pubblicato a questo indirizzo.
Per quanto riguarda il dato globale che stima attorno alle 180.000 tonnellate l'oro estratto complessivamente nella storia (altre 100.000 tonnellate sarebbero ancora disponibili nei giacimenti sparsi sul pianeta), questo quantitativo è sostanzialmente in linea con quando affermato dal “GFMS Gold Survey 2017“ che parla di 187.500 tonnellate di metallo prezioso 'above ground', ossia estratto, lavorato e variamente utilizzato sul pianeta (in gran parte, come ovvio, sotto forma di lingotti, monete e gioielli).
Un dato da leggere alla luce della stima di quanto estratto dal momento della scoperta dell'America in poi: un grafico indica come dal 1493 al 2016, secondo i dati storici che si sono potuti raccogliere, sarebbero poco meno di 173.000 le tonnellate d'oro estratte, di cui circa 158.000 dall'anno 1900 al 2016. Il 91% dell'oro estratto complessivamente nel corso della storia, quindi, ha 'visto la luce' tra il 1900 e il 2016, e ben il 70% dal 1950 in poi. Un vero e proprio boom, quello registrato dall'inizio del XX secolo, dunque, strettamente collegato al progresso tecnologico e all'altro grande fenomeno di sfruttamento delle risorse naturali, l'estrazione e l'utilizzo estensivo del petrolio.
Gli autori del report compiono anche un “salto nel passato“ stimando la produzione in epoca antica, nell'Impero Romano. Plinio il Vecchio afferma che ogni anno si estraevano nell'Impero circa 9 tonnellate di metallo prezioso, ma si tratta di un dato che riguarda solo parte delle province. Ipotizzando una produzione media di 15 tonnellate per anno, nel corso di cinque secoli gli antichi romani potrebbero aver estratto circa 7.500 tonnellate di metallo prezioso, un quantitativo che non cambia di molto l'ordine di grandezza del totale storico già stimato (170-190 mila tonnellate metriche).
Alcune teorie 'cospirazioniste', tuttavia, nel corso degli ultimi decenni hanno portato a sostenere - senza alcuna prova concreta - che, ad esempio, enormi quantitativi d'oro sarebbero stati occultati nelle isole Hawaii mentre altri, immensi depositi d'oro (estratto e lavorato da chi? quando? e con quali tecnologie?) si troverebbero in una rete di tunnel sotto il Gran Canyon. Il tutto, per ipotizzare che il quantitativo d'oro estratto nel corso della storia possa ammontare addirittura a due milioni di tonnellate.
Teorie fantascientifiche sconfessate dai maggiori esperti di mineralogia che liquidano l'argomento con un'affermazione senza grandi possibilità di replica: alla luce delle conoscenze che abbiamo maturato sul pianeta Terra e la sua conformazione geologica, se nel sottosuolo vi fosse stato così tanto oro lo avremmo già trovato!