Uno studio della società di investimento SRSrocco, pubblicato di recente nel portale “Gold Eagle” (accedi qui alla pagina), mette in evidenza un dato di portata storica: nel mese di febbraio di quest’anno, per la prima volta, l’intero quantitativo di metallo prezioso estratto dalle miniere degli Stati Uniti d’America è, di fatto, volato al di là dell’Oceano Pacifico per “accasarsi” nella ricchissima Honk Kong, città-regione a statuto speciale della Repubblica Popolare Cinese.

QUELL'ORO IN VIAGGIO DALLE MINIERE USA AD HONG KONG

Uno studio della società di investimento SRSrocco, pubblicato di recente nel portale “Gold Eagle” (accedi qui alla pagina), mette in evidenza un dato di portata storica: nel mese di febbraio di quest’anno, per la prima volta, l’intero quantitativo di metallo prezioso estratto dalle miniere degli Stati Uniti d’America è, di fatto, volato al di là dell’Oceano Pacifico per “accasarsi” nella ricchissima Honk Kong, città-regione a statuto speciale della Repubblica Popolare Cinese.

Dal sottosuolo degli USA, nel mese di febbraio, sono state estratte complessivamente 15,8 tonnellate d’oro e, di queste, ben 15,5 (pari al 98% circa) sono state esportate verso la piazza orientale. La maggior parte della fornitura di metallo prezioso da miniere, negli Stati Uniti, è giunta dal Nevada (11,4 tonnellate) e dall'Alaska (1,9 tonnellate), mentre il resto proveniva da siti estrattivi posti in altri stati (2,4 tonnellate).

Secondo i prospetti forniti dallo USGS (United States Gold Survey) la fornitura totale da miniere d'oro negli Stati Uniti per il bimestre gennaio-febbraio 2018 è stata pari a 33,7 tonnellate. Se sommiamo tutti gli acquisti di oro da parte degli Stati Uniti e le importazioni e sottraiamo le esportazioni totali di metallo prezioso, ne risulta che gli Stati Uniti hanno subito un deficit netto di 16,6 tonnellate metriche d’oro soltanto nei primi due mesi dell'anno.

Il disavanzo netto qui sopra conteggiato non include la domanda o l'offerta di rottami di oro degli Stati Uniti. Tuttavia, immaginiamo che la domanda di oro americano sia più alta della fornitura di rottami preziosi, quindi il deficit netto è addirittura più alto. Indipendentemente da ciò, è evidente che il metallo prezioso dall'Occidente continua a fluire verso est. Anche se gli Stati Uniti hanno esportato circa 24 tonnellate di oro verso il Regno Unito e la Svizzera a febbraio, è abbastanza probabile che una elevata percentuale di quell'oro sia poi finita in Cina, India e Sud-est asiatico.

L’interessante tabella redatta dallo United States Gold Survey ci permette di approfondire anche la distribuzione e la produttività dei siti auriferi sul territorio americano. In relazione al 2017, in particolare, è il Nevada a guidare la classifica con 167 tonnellate di metallo prezioso estratto, ad un ritmo di circa 14 per mese, con picco di produzione in aprile a quota 16,7 tonnellate e con mese peggiore quello di febbraio con “appena” 10,5 tonnellate. Dal caldo dei deserti al ghiaccio delle cime segue, a distanza, la remota Alaska il cui sottosuolo ha restituito, lo scorso anno, 26,2 tonnellate d’oro mentre 34,0 tonnellate sono venute da altri stati (tra i quali Arizona, California, Colorado, Montana e Utah). Il quantitativo totale d’oro estratto nel 2017 negli USA si è attestato così a 230,0 tonnellate.

L'estrazione dell'oro negli Stati Uniti venne effettuata in modo sistematico, per la prima volta, nei terreni della fattoria Reed, nel North Carolina, a partire dal 1799. La prima presenza documentata di oro negli USA riguarda invece la Virginia e risale al 1782. Alcune scoperte di piccole quantità d’oro si verificarono poi in Carolina del Nord già nel 1793, ma non crearono particolare eccitazione. La scoperta della fattoria Reed nel segnò invece la prima produzione commerciale negli USA; in seguito, l’estrazione di oro su larga scala si ebbe con la “California Gold Rush” del 1848 che segnò, anche a livello sociale, un passaggio storico di grande importanza.
Quasi un secolo dopo, nell’autunno del 1942, la chiusura delle miniere d'oro venne decisa a causa della II Guerra mondiale con lo War Production Board Limitation Order No. 208 ed ebbe naturalmente, un forte impatto sulla produzione fino alla fine del conflitto.
La produzione di metallo prezioso da miniera, negli Stati Uniti, è in seguito ripresa ed è aumentata notevolmente durante gli anni '80, a causa dell'elevato prezzo dell'oro e dell'uso di nuove tecnologie che hanno permesso di recuperare metallo prezioso da depositi di bassa qualità disseminati in Nevada e in altri stati.

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