All'inizio del terzo millennio l'oro quotava poco più di 200 dollari l'oncia e nel corso dell'estate 2011 era arrivato a sfiorare quota 2000 dopo un’ascesa che sembrava inarrestabile e che ha fatto la felicità di tanti risparmiatori. Poi, con altrettanta rapidità, l'attenzione degli investitori – almeno per certo un periodo - si è spostata su altri fronti e il metallo prezioso, considerato bene rifugio per eccellenza, si è riassestato attorno alla quotazione di 1200 dollari l'oncia. La domanda, come suol dirsi, nasce spontanea: l’età dell’oro è finita? Tutt’altro, come hanno dimostrato le recenti turbolenze sui listini azionari: quando la volatilità e il rischio del mercato finanziario tornano alti e prevalgono le vendite, il rialzo del metallo giallo è sempre garantito.
A ciò si aggiunge il fatto che la Svizzera sarà chiamata il 30 novembre alle urne per un referendum che, in caso di vittoria del sì, costringerebbe la Banca Centrale Elvetica ad arricchire le proprie riserve auree fino al 20% e a riportare in patria quelle di proprietà e attualmente custodite all'estero. Come riporta il sito di “Repubblica” nelle pagine digitali di “Economia&Finanza”: "Al momento a Svizzera è l'ottavo paese al mondo in termini di riserve auree, con 1040,1 tonnellate di prezioso" e ancora "La quantità di oro detenuta dalla Banca Centrale Svizzera rappresenta circa l'8% sul totale delle riserve; in caso di vittoria del sì, dunque, l'istituto elvetico potrebbe dunque essere costretto ad acquistare sul mercato circa 1600 tonnellate di oro nell'arco di un quinquennio, per raggiungere la soglia del 20%”.
Inoltre, bisogna tener conto che la Banca Centrale Svizzera dovrebbe ottemperare al divieto di vendere metallo prezioso, mentre la parte di riserve nazionali custodita fuori dai confini nazionali (nei caveau inglesi della Bank of England e della Bank of Canada) dovrebbe rientrare obbligatoriamente in patria, con conseguenze sul mercato globale del metallo e sulle sue quotazioni che sono facilmente immaginabili. Per leggere l’articolo completo clicca qui.
Ma come la pensano gli svizzeri in merito alla questione che sarà oggetto di consultazione popolare alla fine di novembre? Un sondaggio pubblicato dal portale GoldEagle.com (leggi qui l’articolo) vede il 45% degli intervistati (su un campione di 13.397 persone) già decise per il “sì” e un 16% tendenzialmente favorevole contro un 28% del campione già deciso per il “no” e un altro 11% tendenzialmente sfavorevole. Un ulteriore 16% ha dichiarato di non sapere ancora esprimere un’opinione precisa.