Arkadiusz Sieron, profondo conoscitore del mercato del metallo prezioso e vincitore del Vernon Smith Prize indetto dallo European Center of Austrian Economics Foundation prende in esame, in un articolo rilanciato tra gli altri dal portale “GoldEagle” lo scorso 4 luglio, il report annuale diramato da Incrementum, importante società finanziaria del Liechtenstein, il cui testo completo (in inglese, su ben 144 pagine) è scaricabile gratuitamente a questo indirizzo.
'Gold is back!', ossia ''L'oro è tornato!'', esordisce con tono entusiastico il report che, a giudizio di Sieron, contiene numerosi spunti interessanti per quanto riguarda la fase attuale del rapporto tra economia globale e mercato del metallo prezioso. Il dato principale che emerge dalla relazione è che l'oro, riemerso da una fase 'bear' (ossia, di contrazione), con il primo trimestre del 2016, ha fatto segnare la migliore performance trimestrale in trent'anni. Le ragioni principali di questa eccellente performance sono da ricercare nella crescente incertezza della ripresa 'post Lehman Brothers' e nei tassi di interesse negativi. Secondo gli autori, "Dopo anni di politiche di bassi tassi di interesse, le banche centrali iniziano ad essere in difficoltà per i mancati guadagni. [...] . L'oro è sempre più attraente in questo scenario dal momento che, come si usa dire, se è vero che il metallo prezioso non paga interessi, d'altra parte non costa neppure interessi di sorta".
L'autore sottolinea quindi, in un paragrafo dal titolo 'What is Gold', come dal report emerga chiaramente il ruolo dell'oro come metallo monetario e vero e proprio specchio dello stato globale dell'economia. A seguire, Sieron riassume per punti i fattori principali che influenzano la quotazione del metallo prezioso per poi esprimere la propria opinione sui 'target price' ipotizzati da alcuni analisti che - in modo secondo lui troppo ottimistico - vedrebbero il prezzo dell'oncia raggiungere il 2.300 dollari USA entro la fine del 2018. Pur fiducioso sul lungo termine, l'analista ritiene che un incremento di prezzo - di fatto - di circa 1.000 dollari l'oncia da qui ai prossimi diciotto mesi sia troppo ottimistico e da considerare con cautela.
Per leggere il commento completo di Arkadiusz Sieron al report annuale ''In Gold We Trust 2016'' clicca qui.