Con la consueta puntualità, giovedì 4 gennaio il World Gold Council ha reso disponibili online i dati aggiornati sulle riserve auree globali che gli iscritti al portale del WGC possono reperire in forma completa e gratuita a questo indirizzo.
Nella tabella relativa ai possedimenti sovrani pochi cambiamenti sostanziali con gli Stati Uniti sempre in vetta grazie alle 8.133,5 tonnellate di metallo prezioso di cui il governo federale può disporre e che coprono il 75,0% del totale delle riserve strategiche del paese. A seguire la Germania, con 3.372,6 tonnellate che coprono il 69,1% delle riserve di Berlino e che quest’anno sono state oggetto di una estesa campagna di rimpatrio dai caveau esteri a quelli della Bundesbank a Francoforte.
Sul terzo gradino del podio il Fondo Monetario Internazionale con la sua dotazione di 2.814,0 tonnellate metriche di lingotti, seguito dall'Italia che conferma con 2.451,8 tonnellate il quarto posto, seguita a breve distanza dalla Francia con 2.435,9 tonnellate di metallo prezioso di riserva. Interessante, nelle posizioni più alte della classifica, il testa a testa tra Cina (al 6° posto con 1.842,6 tonnellate) e Russia (al 7° con 1.828,6 tonnellate) mentre l'unica altra nazione a collocarsi sopra la soglia delle mille tonnellate di riserve auree ufficiali rimane la Svizzera con 1.040,0 tonnellate di lingotti e monete bullion stoccate nei propri caveau. La Banca Centrale Europea si colloca invece al 13è posto con 504,8 tonnellate che rappresentano appena il 28,4% delle riserve strategiche dell'Eurotower.
Scorrendo la lista dei cento paesi censiti dal World Gold Council notiamo come l'Arabia Saudita, al 16° posto - con 322,9 tonnellate d'oro superi il Regno Unito che ne possiede 310,8. La ricchezza del paese arabo è tuttavia resa evidente dal fatto che il metallo prezioso copre appena il 2,7% delle riserve strategiche nazionali. Il totale delle riserve auree globali conservate da autoritè statali o sovranazionali è stimato dal WGC, a fine 2017, in 33,762,2 tonnellate, di cui 10.782,0 fanno capo all'Eurozona e alla BCE.
Un'altra tabella messa a disposizione dal World Gold Council e che appare di un certo interesse è quella che permette il monitoraggio delle variazioni nelle riserve auree globali e dei singoli paesi nel corso del 2017, in particolare per i mesi da maggio a dicembre. Innanzi tutto è da notare come, tra gli oltre 155 paesi presi in esame, appena il 15% circa abbia compiuto operazioni su lingotti e monete tutti gli altri - almeno, stando ai dati ufficiali - non hanno agito nè con acquisti nè con vendite sulle proprie riserve strategiche di metallo prezioso.
In ordine alfabetico, citiamo l'Argentina che ha ridotto le riserve di 5,6 tonnellate mentre la Bielorussia nel periodo le ha aumentate di 3,2 tonnellate; l'Iraq mostra un saldo positivo di 2,4 tonnellate d'oro e molto meglio fa il Kazakhstan con un robusto +24,7 tonnellate. Piè volte abbiamo menzionato, nei mesi scorsi, l'attività di Mosca sul mercato internazionale dell'oro: a riprova, il dato WCG sugli incrementi delle riserve tra maggio e dicembre si attesta per la Russia a +141,3 tonnellate di lingotti. Anche la Turchia mostra evidente la propria ''fame d'oro'', tanto che il WGC certifica per Ankara acquisizioni pari a 89,8 tonnellate. E la Repubblica Popolare Cinese? Ebbene, secondo i criteri di report adottati dal WGC Pechino avrebbe aumentato le riserve auree, tra maggio e dicembre 2017, di appena 0,9 tonnellate.
Dando un'occhiata allo storico delle variazioni nelle riserve auree dal 2002 al 2017 si notano fra la altre le cospicue vendite dell'Austria (-67,5 tonnellate), dei Paesi Bassi (-272,1 tonnellate) e del Sudafrica (-241,9 tonnellate). Per parte sua, la Svizzera ha ceduto ben 1.158,1 tonnellate di metallo prezioso. I saldi positivi più eclatanti, nello stesso arco di quindici anni, sono sati invece quelli messi a segno dalla Russia (+1.405,6 tonnellate) e dalla Cina (+1.341,8 tonnellate).