Ne è convinto lo stesso Vladimir Putin, onnipotente presidente russo: “Il bullion è una garanzia al 100% contro ogni possibile rischio politico e legale”. Tanto è vero che la Russia, nel solo mese di aprile (i dati di maggio non sono ancora stati diramati), ha incrementato di ulteriori 300.000 once (pari a circa 9,33 tonnellate) le proprie riserve auree.
In uno scenario di progressiva ''de-dollarizzazione'' dell'intero continente asiatico e con i rischi legati ai propri asset all'estero, il governo russo continua dunque a scommettere sul metallo prezioso: è quanto scrive su 'GoldEagle' del 27 maggio Mark O'Byrne (leggi qui l'articolo completo) sottolineando come la quantità d'oro nazionale detenuta da Mosca si attesti ora a 40,1 milioni di once proseguendo in un trend alla crescita che è iniziato nell'ormai lontano 2007 e che non accenna a rallentare.
Le stesse autorità centrali della Federazione Russa, del resto, hanno fatto sapere di non voler porre limiti di target all'acquisizione di ulteriore metallo prezioso sul mercato internazionale per scopi di riserva strategica. Anche altri paesi, pur meno facoltosi, stanno cercando di imitare Mosca mettendo da parte quanto più oro possibile: il Kazakhstan, per esempio, ha proibito alcuni mesi fa ogni esportazione di tutto il metallo prezioso estratto dal sottosuolo nazionale.