“Così se ne va l’ultimo spiraglio di trasparenza nel mercato globale dell’oro”. E’ questo l’amaro commento del noto analista di settore Koos Jansen che, dal portale “BullionStar” (leggi qui l’articolo completo), comunica come lo Shangai Gold Exchange, la principale piazza mercantile d’Asia per quanto riguarda le contrattazioni di metallo prezioso, ha di recente interrotto - senza dare alcuna spiegazione - la pubblicazione dei “Market Data Weekly Reports” che dal 2013 (anno di inaugurazione del mercato) fornivano non soltanto la misura dei volumi di metallo scambiati a Shangai, ma anche - indirettamente - utilissime indicazioni e informazioni sul mercato cinese nella sua complessità e globalità, da sempre avvolto da più di un velo di “riservatezza”.
Tra le ragioni che avrebbero spinto Pechino a 'blindare' i dati dello SGE vi sarebbero alcune evidenti discrepanze, riguardo alle richieste e alle importazioni d'oro cinesi, che sarebbero emerse dal semplice confronto tra i bollettini di Shangai e i dati, ad esempio, diramati a livello globale dal World Gold Council. Una domanda d'oro 'insaziabile' da parte della Repubblica Popolare Cinese, inoltre, e la necessità/intenzione strategica di sostenere con riserve d'oro consistenti lo yuan renmimbi avrebbero convinto il governo cinese - ossia, il Partito Comunista saldamente al potere dal lontano 1949 - a stendere un velo, impalpabile quanto impenetrabile, su quanto accade effettivamente ogni giorno presso lo Shangai Gold Exchange. ''La realtà sul mercato dell'oro - conclude Jansen - per la Cina è diventata scomoda''.