Secondo Névine Pollini, Senior commodity analyst di Union Bancaire Privée, dato l’attuale contesto mondiale i prezzi dell'oro potrebbero rimanere positivi per i mesi a venire, resistendo intorno ai 1.300 dollari. “I prezzi dell'oro sono stati sostenuti da una domanda di beni rifugio” spiega l’esperta, argomentando come l’attrattiva dell’oro sugli investitori sia alimentata dall’attuale disputa tariffaria tra Stati Uniti e Cina, con il suo impatto negativo sulla crescita globale, e dall’elevata volatilità dei mercati azionari.
Al clima di incertezza per gli investitori anche la confusione suscitata dalla Brexit, i disordini sociali in Francia e l'intenzione della Fed di rallentare il ritmo della sua politica di normalizzazione per l'anno in risposta ai dati macroeconomici e ai segnali dei mercati finanziari.
Alla luce di questa riflessione per la portavoce di Ubp afferma che “sebbene i mercati azionari, recentemente più solidi, abbiano messo un freno ai prezzi dell'oro, riteniamo che questo continuerà ad apprezzarsi, almeno fino a quando la controversia commerciale tra Stati Uniti e Cina non sarà risolta”.
Se anche si raggiungesse un accordo sul fronte della guerra commerciale, il dibattito sul tetto massimo del debito degli Stati Uniti si riaccenderà presto negli USA, poiché l'attuale limite del debito sarà raggiunto entro il 1° marzo. Questa promette di essere accesa come la disputa sullo shutdown e una soluzione non sembra facile.
“In questo contesto – conclude Pollini – gli investimenti in oro attraverso gli ETF sono aumentati dall'inizio dell'anno. L’ammontare totale conosciuto di oro detenuto attraverso ETF è già aumentato di quasi 2,1 milioni di once dall’inizio dell’anno rispetto ai 2,56 totali milioni del 2018, il che dimostra il forte interesse degli investitori. Anche la domanda fisica di oro è stata solida, sostenuta dalla domanda del Capodanno cinese.”