Il World Gold Council ha diffuso il report completo sulla situazione globale del metallo prezioso nel 2016. Un anno che, se da un lato, ha visto una crescita della domanda globale d’oro del 2% circa rispetto al 2015 (4.308,7 tonnellate contro 4.215,8) ed una forte crescita degli ETF gold-based (in risalita per il terzo anno di fila e a quota 532 tonnellate, non lontano dal record del 2009, a quota 646 tonnellate), dall’altro ha mostrato alcuni segnali contraddittori e il delinearsi di situazioni complesse, soprattutto in merito ai mercati trainanti di India e Cina. Ma andiamo con ordine.
In dollari, alla fine dell'anno, il metallo prezioso ha guadagnato circa l'8% dopo essere schizzato, rispetto al fixing di inizio 2016, anche a +25% a fine settembre. Da quel momento in poi è iniziata una fase di 'erosione' del margine maturato dovuta a diversi fattori internazionali, dalle prime azioni del nuovo presidente USA Donald Trump alla previsione, condivisa da più parti, di uno scenario di rialzo nei tassi di interesse a livello globale.
Per quanto riguarda il settore gioielleria, il 2016 è risultato il peggiore degli ultimi sette anni con una richiesta che si è contratta soprattutto per le decisioni prese, a livello di regole fiscali, sia dalla Cina che dall'India, con conseguente stagnazione del mercato. In India, in particolare, un provvedimento varato a sorpresa dal premier Modi l'8 novembre che ha sancito il ritiro di tutte le banconote da 500 e 1000 rupie, con la giustificazione della lotta a evasori, falsari e terrorismo. Le banconote sono state sostituite entro fine 2016 e rappresentavano l'86% del circolante in un paese di 1,3 miliardi di persone dove il 40% dei conti correnti è inattivo da due anni e il 10% della popolazione detiene l'85% della ricchezza.
Piè in dettaglio, nel 2016 la Cina ha richiesto per gioielleria 753,4 tonnellate d'oro, con un calo del 17% (erano state 629,0 nel 2015); ancora peggiore il dato indiano con un -22% e un quantitativo passato da 662,3 tonnellate nel 2015 a quota 514,0. Globalmente, la richiesta d'oro per gioielleria si è ridimensionata del 15% passando da 2.388,6 a 2.041,6 tonnellate.
Situazione controversa anche per quanto riguarda le richieste di metallo prezioso da parte delle banche centrali: se, infatti, il 2016 è stato il settimo anno consecutivo in cui gli istituti di emissione hanno incamerato ulteriore oro, il quantitativo finale di 383,6 tonnellate è stato inferiore di ben il 33% rispetto alla richiesta del 2015.
Faville, invece, per l'oro da investimento la cui domanda globale è salita del 70% fino a quota 1.561,1 tonnellate: brillano, come detto, gli ETF gold-based mentre il 'fisico' (monete e lingotti) fa registrare una contrazione del 2%, passando da 1.047,0 a 1.209,2 tonnellate. In Cina, l'oro da investimento ha brillato nel 2016 (+25%) mentre in India la situazione in atto ha portato ad una contrazione notevole (-17%) anche in questo settore.
Il settore industriale (elettronica, medicina dentistica e altri comparti) ha infine richiesto nel 2016 322,5 tonnellate d'oro contro le 332,0 del 2015 (-3%). Il tutto, nell'ambito di una fornitura globale di metallo prezioso che è stata di 4.570,8 tonnellate (+5% rispetto alle 4.363,2 del 2015) di cui 3.233,0 provenienti dal settore estrattivo (stabile), 1.308,5 dal riciclaggio di metallo già esistente (+17%) e il resto (26,3 tonnellate) da 'net producer hedging', ossia dalla vendita 'anticipata' di oro ancora da estrarre da parte di alcune compagnie minerarie.
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