“In che modo l'Iran, la Russia e la Turchia stanno reagendo alla pletora di sanzioni finanziarie imposte loro dagli Stati Uniti? Ebbene, stanno facendo ciò che chiunque venga picchiato con un bastone farebbe: cercano di scappare”: così Steven H. Hanke, docente di Economia presso la prestigiosa John Hopkins University inizia un suo articolo apparso il 30 agosto su “GoldEagle” (leggi qui il testo integrale).
“Una fuga è sempre disponibile. Questa è una delle ragioni per cui le sanzioni sono armi usate solo dai perdenti. Infatti, la fuga è stata soprannominata dal grande Robert Bobè Mundell, come 'Effetto afghano'. A seguito dell'invasione sovietica in Afghanistan, nel gennaio 1980, gli Stati Uniti imposero un embargo sui prodotti sovietici. Con ciò, agli agricoltori americani fu proibito di vendere cereali ai sovietici che avevano un enorme deficit di grano. Il presidente Jimmy Carter, su cattiva indicazione del suo consigliere per la Sicurezza nazionale Zbigniew Brzezinski, trasformò il grano in un'arma“.
In risposta, i sovietici cercarono una via di fuga trovandola in Argentina. Gli agricoltori argentini vendettero così grandi quantità di grano, i sovietici ottennero un buon prezzo e gli agricoltori americani furono lasciati a secco. La ciliegina sulla torta (leggi, l'effetto afgano di Bob Mundell) fu il fatto che alla giunta militare argentina venne concesso un enorme vantaggio su un piatto d'argento.
“Questo - prosegue il professor Hanke - mi porta all'arma di guerra preferita di oggi: le sanzioni finanziarie. Ogni giorno che passa, il Tesoro degli Stati Uniti espande, o minaccia di introdurre, nuove e ulteriori sanzioni“. E questo ha come bersagli l'Iran, la Turchia e la Russia, sebbene in modi diversi.
Il peso delle sanzioni sta ovviamente creando grandi difficoltà per il rial iraniano, il rublo russo e la lira turca. In effetti, anche nel migliore dei casi, queste sono tutte valute fragili e con storie lunghe e tormentate. Sono tutte, dunque, vulnerabili alle sanzioni.
Quindi come possono l'Iran, la Russia e la Turchia sfuggire al bastone delle sanzioni? Rendendo le rispettive valute “buone quanto l'oro“. Ciè fornirebbe una fuga attraente. L'oro è già una valuta internazionale che mantiene il suo potere d'acquisto nel tempo. è anche una valuta che non è emessa da un'autorità sovrana. Quindi, non ha bagagli politici da trasportare. Inoltre, l'oro è già ampiamente venerato e utilizzato in Iran, Russia e Turchia.
Nel 1997, Bob Mundell predisse che "l'oro farà parte della struttura del sistema monetario internazionale nel ventunesimo secolo". Come è spesso accaduto, la previsione di Mundell potrebbe davvero rivelarsi azzeccata. E proprio Iran, Russia e Turchia potrebbero per primi rendere la previsione di Mundell una realtà.
Un modo infallibile per farlo è tramite le valute basate sull'oro e gestite da un Currency board. I paesi che si sono dotati di tali istituzioni monetarie - che operano in parallelo o in sostituzione delle banche centrali - hanno sperimentato più disciplina fiscale, stabilità dei prezzi superiore e tassi di crescita più elevati.
I Currency board sono esistiti in circa settanta paesi. Il primo fu istituito nella colonia britannica dell'Oceano Indiano delle Isole Mauritius nel 1849. Da allora, nessun comitato monetario ha mia fallito. Il record perfetto delle valute va in questo scenario alla National Emission Caisse, fondata nel nord della Russia nel 1918 durante la Guerra civile russa. La Caisse emetteva banconote denominate "rubli britannici", sostenute da sterline inglesi e convertibili in sterline a tasso fisso (a sua volta, la sterlina era ancora convertibile in oro). Il padre del rublo britannico fu niente meno che John Maynard Keynes, all'epoca funzionario del Tesoro.
Nonostante la Guerra civile, il rublo britannico non ha mai deviato dal suo tasso di cambio fisso con la sterlina. In contrasto con altri rubli russi, il rublo britannico era un deposito affidabile di valore. Naturalmente, il rublo britannico ha fatto uscire dalla circolazione altri rubli. Sfortunatamente, la sua vita fu breve: la National Emission Caisse cessò l'attività nel 1920 dopo che le truppe alleate si ritirarono dalla Russia.
La "Grande fuga" dalle sanzioni finanziarie statunitensi per Iran, Russia e Turchia sarebbe quindi - in assenza di una valuta così solida da garantire un appoggio durevole - quella di istituire un Currency board comune basato sul metallo prezioso. Così facendo, il rial, il rublo e la lira sarebbero letteralmente buoni quanto l'oro. E da un giorno all'altro, si istituirebbe un significativo “blocco dell'oro“ trasversale fra i “nemici“ della politica americana. Con possibili sviluppi affatto semplici da prevedere...