Quando si parla di miniere d’oro l’immaginario e la realtà spesso si confondono e, nella maggior parte dei casi, chi si trova a maneggiare un piccolo lingotto o un gioiello, una moneta bullion o qualunque altro manufatto in metallo prezioso, non si rende conto affatto di cosa c’è a monte, di quanto complessa sia stata la “genesi” di quello scintillante metallo al quale l’uomo, da millenni, associa il concetto stesso di valore e per il quale si è spinto a fare quasi ogni cosa.
Così TexMetals.com, una compagnia texana che opera nel settore degli investimenti in metalli preziosi, ha deciso di rendere possibile una visita “virtuale“ alla scoperta della più profonda miniera d'oro del mondo per mostrare il “dietro le quinte“ di ogni pagliuzza e piccola pepita che riemergono dal sottosuolo (clicca qui per l'infografica).
Un lungo “nastro“ ci guida alla scoperta della miniera sudafricana di Mponeng, situata nella cosiddetta “Gold Belt“ del Wirtatersrand, il bacino aurifero più produttivo di tutti i tempi dato che - si è calcolato - il 50% di tutto l'oro estratto sulla terra proviene proprio da questa regione.
La miniera è profonda 2,5 miglia (ossia più di quattro chilometri) e, attraverso un labirinto di cunicoli orizzontali che si diramano dal pozzo verticale principale, ogni giorno porta ancora oggi al lavoro circa 4.000 persone. Ogni ascensore ne può ospitare insieme 120, stipate in tre gabbie sovrapposte, e raggiunge la velocitè massima di ben 65 chilometri all'ora. Per scendere in fondo al pozzo ci voglio circa 90 minuti, e per risalite altrettanto.
Per scavare le circa 6.400 tonnellate di minerale roccioso giornaliere, i minatori impiegano 4.500 libbre di esplosivo (oltre 2 tonnellate) che provocano micro fenomeni sismici nella miniera. Ogni mese, tra naturali e “indotti“ dalle esplosioni, nel ventre di Mponeng si verifica una media di seicento terremoti. Alcuni di questi, in passato, sono stati così forti da far pensare a paesi confinanti con il Sud Africa che questo stesse svolgendo test nucleari segreti sottoterra.
La necessità di proteggere i minatori da crolli e collassi di parti della struttura ha fatto sì che venissero installati sismografi un pò ovunque. Tuttavia, le scosse non sono l'unico problema: le pareti rocciose in profondità, infatti, emanano un tremendo calore portando l'aria anche sopra i 60è centigradi e rendendola, complice un tasso di umidità del 95%, del tutto irrespirabile. Per ovviare al problema, ogni giorno più di 6.000 tonnellate di ghiaccio tritato vengono depositate in grotte realizzate allo scopo e nelle quali circola, mossa da enormi ventole, tutta l'aria che verrà poi pompata nella miniera.
Ma non finisce qui, perchè un impianto come Mponeng ha anche il problema dei minatori fantasma, uomini che si intrufolano nelle viscere dell'impianto dove si nascondono per rubare pepite e pagliuzze. Individui che non escono per mesi alla luce del sole - diventando così pallidissimi - e che mangiano, dormono e ricevono in miniera perfino la visita di prostitute. Il frutto del loro oscuro e disumano lavoro è acquistato da trafficanti senza scrupoli: una pagnotta di pane che in superficie costerebbe meno di un dollaro, in profondità viene venduta anche a 12 dollari.
E, anche per chi ama la biologia e la fantascienza, questa escursione “virtuale“ nella più profonda miniera d'oro del pianeta riserva qualche sorpresa: in fondo ai cunicoli più oscuri, infatti, è stato scoperto un batterio anaerobico e che vive grazie alla radioattività naturale per mezzo della quale genera nutrimento dalla terra, invece che impiegare la fotosintesi. Si tratta del Desulforudis audaxviator che gli scienziati ipotizzano possa esistere anche su altri pianeti.
Finalmente, a 2,5 miglia di profondità sottoterra, ecco la vena aurifera più profonda finora scoperta dall'uomo: si tratta di un deposito ramificato di meno di un metro di grandezza.