A fine dell’anno è, come sempre, sia tempo di bilanci che di previsioni o, almeno, di riflessioni e il mercato del metallo prezioso non fa eccezione in tal senso. Mark O’Byrne (leggi qui l’articolo completo) dedica perciò un’analisi a ciò che le tensioni geopolitiche in atto (si pensi allo scenario nord coreano, e non solo) e l’evoluzione delle politiche sui tassi d’interesse potrebbero significare per il metallo prezioso nel corso del 2018.
“La correlazione fra andamento dei tassi d'interesse e inflazione - scrive innanzi tutto O'Byrne - è da sempre uno dei principali catalizzatori che tendono ad influenzare al rialzo il prezzo del metallo prezioso“. A ciò si aggiunge la convinzione, ormai diffusa tra gli analisti, che il 2015 o il 2016 abbiano rappresentato un picco nella produzione globale d'oro da miniera e che i prossimi anni saranno segnati in modo pesante da una ridotta offerta di metallo prezioso di fresca estrazione, contraendo lo stock di offerta.
L'analista, con l'aiuto di un grafico, si sofferma in particolare sul Sud Africa, paese trainante nella produzione aurifera fino al 1970 e che, da allora, ha visto il proprio peso nel settore ridimensionarsi in maniera drastica passando da un massimo storico vicino a 1.000 tonnellate alle meno di 200-250 tonnellate annue attuali.
Un altro grafico supporta invece le considerazioni di Sean Keyes sulla correlazione fra prezzo del metallo prezioso e tassi di interesse, non tanto quelli fondamentali imposti dalle autorità bancarie, ma quelli reali: "Quando i tassi reali sono alti, l'oro scende. Quindi i tassi reali sono bassi, sale. Non importa cosa stia influenzando i tassi reali - potrebbe essere l'inflazione o i tassi di interesse, o entrambi gli elementi - ciò che conta è la combinazione dei due".
O'Byrne cita quindi l'opinione di un' altro esperto di geopolitica, Jim Rickards. “Da sempre di opinione “rialzista“ sull'oro, Jim ha recentemente affermato in un articolo pubblicato da “The Daily Reckoning“ che: La crisi in Corea del Nord non sta migliorando; in realtà sta peggiorando. La Siria, l'Iran e il Mar Cinese Meridionale sono ulteriori punti focali. I titoli dei giornali possono cambiare in una settimana, ma gli shock geopolitici torneranno quando meno ce lo aspettiamo e ad essi seguirà un'impennata dell'oro che ancora una volta sarà l'ancora di salvezza. Senza contare l'indebolimento progressivo del dollaro, ormai irreversibile. Se questi eventi dovessero verificarsi - sottolinea O'Byrne - gli investitori potrebbero correre verso l'oro come bene rifugio e la previsione di 10.000 dollari per oncia di Jim potrebbe diventare una realtà molto prima del previsto“.
“Senza sbilanciarsi così tanto, anche un altro esperto del settore - Christopher Aaron - in un articolo del 23 dicembre su 'GoldEagle' sostiene tuttavia che l'oro sta attualmente completando un ciclo che si ripete all'infinito nel corso della storia. Il modello suggerisce che si sta formando un minimo critico e che il prezzo dell'oro è destinato ad avviarsi verso una nuova, robusta tendenza alla crescita nel 2018“.
Questo nuovo ciclo di crescita richiederà, probabilmente, più tempo rispetto al ciclo 2008-2009, ma il modello applicato mostra che la nuova fase potrebbe avere un'importanza equivalente. “Non prevediamo un aumento vertiginoso dei prezzi nel 2018, ma si sta creando un nuovo trend primario all'aumento della quotazione del metallo prezioso“. Per leggere l'articolo completo di Christopher Aaron, corredato da numerosi grafici di analisi, clicca qui.